
Il 2025 si sta rivelando un anno complesso per chi gestisce un’attività in Italia, soprattutto sul fronte dei costi energetici. Le bollette di luce e gas continuano a rappresentare una voce di spesa rilevante nei bilanci aziendali, e per molte imprese del terziario – come strutture ricettive, ristoranti, bar, negozi e centri servizi – l’inizio dell’anno ha riservato sorprese poco gradite.
Negli ultimi mesi, l’attenzione mediatica si è concentrata sul calo dei prezzi all’ingrosso dell’energia, con il PUN (Prezzo Unico Nazionale per l’elettricità) e il PSV (Punto di Scambio Virtuale per il gas) in diminuzione rispetto ai picchi raggiunti nel biennio della crisi energetica. Tuttavia, la realtà per molte aziende è diversa: il calo della materia prima non si traduce automaticamente in una riduzione proporzionale della bolletta finale.
Questo scollamento tra il mercato all’ingrosso e la spesa reale è confermato anche dai dati ufficiali. Secondo un’analisi di Confcommercio pubblicata a febbraio 2025, nel solo mese di gennaio le imprese del terziario hanno registrato un aumento medio del 24% sulla bolletta elettrica e del 27% sulla bolletta del gas rispetto allo stesso mese del 2024. Si tratta di incrementi che, in un contesto economico già segnato da inflazione, rialzi delle materie prime alimentari e aumento del costo del lavoro, rischiano di comprimere ulteriormente i margini operativi.
Per comprendere davvero cosa sta accadendo e come reagire, è necessario andare oltre i titoli sensazionalistici e analizzare nel dettaglio quali componenti incidono di più sulle bollette, quali differenze ci sono tra mercati all’ingrosso e prezzi finali, e quali strategie possono aiutare le imprese a contenere i costi.
Prezzi all’ingrosso vs spesa finale: perché i dati non coincidono
Quando si parla di energia, è facile lasciarsi influenzare dall’andamento dei mercati all’ingrosso. Se il PUN (elettricità) e il PSV (gas naturale) scendono, l’aspettativa comune è che anche le bollette diminuiscano in misura proporzionale. Tuttavia, il meccanismo di formazione del prezzo finale per le imprese è molto più complesso e non segue in maniera lineare le variazioni delle quotazioni di mercato.
Il primo elemento da considerare è che la bolletta non è composta solo dalla materia energia. Al suo interno troviamo altre voci significative: oneri di sistema, costi di trasporto e gestione del contatore, accise e IVA. Alcune di queste componenti sono indipendenti dalle fluttuazioni del mercato e, anzi, in alcuni casi sono state soggette ad aumenti proprio mentre i prezzi all’ingrosso scendevano.
I dati della Relazione Annuale 2025 di ARERA lo dimostrano chiaramente. Nel 2024, per i clienti non domestici, il prezzo medio della materia prima è calato del 18% per l’elettricità e del 29,5% per il gas rispetto al 2023. Ma nello stesso periodo, l’aumento degli oneri e la graduale eliminazione di alcune agevolazioni temporanee introdotte durante la crisi energetica hanno ridotto in modo significativo il beneficio per le imprese.
Questo spiega perché, pur in presenza di un PUN e di un PSV più bassi, molte aziende si siano ritrovate a pagare bollette più alte rispetto all’anno precedente. È una dinamica che confonde chi non conosce nel dettaglio la struttura tariffaria, ma che mette in evidenza un punto cruciale: per valutare il reale impatto dei costi energetici sull’azienda, bisogna analizzare la bolletta nel suo insieme e non solo il prezzo della materia prima.
Le ultime rilevazioni di Confcommercio offrono un quadro molto preciso sull’andamento dei costi energetici per le imprese italiane nel 2025. Nel solo mese di gennaio 2025, le aziende del terziario – tra cui hotel, ristoranti, bar, negozi e altre attività commerciali – hanno registrato:
+24% sulla spesa per l’energia elettrica
+27% sulla spesa per il gas naturale
Questi aumenti sono calcolati confrontando la bolletta luce e gas di gennaio 2025 con quella di gennaio 2024 e si riferiscono alla spesa complessiva, includendo materia prima, trasporto, oneri di sistema, accise e IVA.
Se guardiamo invece ai dati di ARERA, contenuti nella Relazione Annuale 2025, il quadro sembra inizialmente più favorevole. Nel 2024, infatti, il prezzo medio dell’elettricità per i clienti non domestici è diminuito del 18% rispetto al 2023, mentre il prezzo medio del gas naturale è calato del 29,5%. Tuttavia, questi cali riguardano solo la materia prima e non tengono conto dell’aumento degli altri costi presenti in bolletta, che hanno in parte annullato il beneficio per le aziende.
Il confronto tra i dati di Confcommercio e quelli di ARERA evidenzia un punto fondamentale per chi gestisce un’impresa: monitorare il PUN e il PSV non è sufficiente per prevedere l’andamento della spesa energetica. Senza un’analisi completa della struttura tariffaria e delle voci che compongono la bolletta, il rischio è di farsi sorprendere da aumenti inattesi, come sta accadendo in questo inizio 2025.
Strategie per ridurre il costo dell’energia nelle imprese nel 2025
Comprendere le dinamiche di mercato è solo il primo passo: per le imprese italiane, soprattutto quelle del settore terziario, è fondamentale adottare strategie concrete per contenere il costo di bollette luce e gas nel 2025.
La prima azione è effettuare una revisione periodica dei contratti di fornitura. Le condizioni sottoscritte in passato, in un contesto di prezzi energetici più alti o più bassi, potrebbero oggi non essere più competitive. Rinegoziare con il fornitore o valutare il passaggio a un nuovo operatore può portare a risparmi significativi, soprattutto se si scelgono soluzioni che bilanciano stabilità di prezzo e flessibilità.
Un altro elemento spesso trascurato è l’analisi dettagliata delle componenti di costo in bolletta. Oneri di sistema, costi di trasporto e gestione contatore, imposte e accise possono pesare anche più della materia prima. Individuare eventuali anomalie, errori di fatturazione o tariffe non coerenti con i consumi reali è essenziale per evitare spese ingiustificate.
Parallelamente, l’efficientamento energetico rappresenta una strategia di medio-lungo termine che va oltre il semplice taglio dei costi. Investire in tecnologie come illuminazione a LED, sistemi di climatizzazione ad alta efficienza, automazione e monitoraggio intelligente dei consumi permette non solo di ridurre le bollette, ma anche di migliorare la sostenibilità dell’impresa e il posizionamento competitivo sul mercato.
Infine, le aziende dovrebbero valutare la possibilità di accedere a incentivi e agevolazioni per l’energia disponibili a livello nazionale o regionale. Bandi per l’efficienza energetica, crediti d’imposta e contributi a fondo perduto possono coprire una parte rilevante dell’investimento iniziale, accelerando il ritorno economico delle iniziative.
Conclusioni: un 2025 di sfide e opportunità per la gestione energetica aziendale
I dati ufficiali di Confcommercio e ARERA tracciano un quadro chiaro: nel 2025, le bollette luce e gas per le imprese italiane restano elevate, e in alcuni casi in crescita, nonostante il calo dei prezzi all’ingrosso registrato nel 2024. L’aumento delle componenti fisse, il ritorno di oneri e imposte e la fine di alcune agevolazioni temporanee hanno limitato i benefici derivanti da un PUN e un PSV più bassi.
Questo scenario evidenzia un aspetto cruciale: la gestione dell’energia non può basarsi solo sull’osservazione delle quotazioni di mercato. Per ridurre realmente la spesa, le aziende devono adottare un approccio strategico che integri analisi approfondita della bolletta, rinegoziazione contrattuale, investimenti in efficientamento energetico e utilizzo di incentivi disponibili.
Il 2025, pur con le sue complessità, può rappresentare un anno di svolta per le imprese che scelgono di affrontare il tema energetico con consapevolezza. La differenza tra subire gli aumenti e trasformarli in un’opportunità sta nella capacità di leggere i dati, interpretare le tendenze e prendere decisioni informate.
📌 Fonti:
ARERA – Relazione Annuale 2025, Volumi I e II
Confcommercio – Analisi su caro energia, febbraio 2025
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